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Aspettavo

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aspettavo

su quella linea interrotta di tempo

un sigillo un oltreconfine di cielo

serrato ma senza violenza nel corpo

un tratto sconnesso impreciso di mete

di poche parole svelate alle mani

già nude nell’arco di schiene tradite

in quell’ora davanti all’incedere grave

dei sensi perduti da Roma all’eterno

 

la vita ci appare diversa in cima

alle magre ossessioni di spirito

o forse rispetta il suo secco catalogo

tra  gesti inspiegabili e lunghi silenzi

rimane il sapore a dividere errori

a stento nascosti tra i nidi d’aprile

che saziano il cielo di ruvidi sogni. 


 Loredana Savelli - 26/03/2012 17:21:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Il titolo già prepara quell’amosfera che spesso ho colto nelle tue poesie: una sorta di resa di fronte ad eventi che si attendono o forse si sono persi ma che potrebbero ripresentarsi, anche se in altra forma (da qui il costante sentimento di attesa/nostalgia). Forse alla base di ogni tua poesia è la percezione del passaggio di tempo, un attimo dilatato nell’eternità.
Ciao!

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