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al testo di Marco Giampieri
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aspettavo su quella linea interrotta di tempo un sigillo un oltreconfine di cielo serrato ma senza violenza nel corpo un tratto sconnesso impreciso di mete di poche parole svelate alle mani già nude nell’arco di schiene tradite in quell’ora davanti all’incedere grave dei sensi perduti da Roma all’eterno la vita ci appare diversa in cima alle magre ossessioni di spirito o forse rispetta il suo secco catalogo tra gesti inspiegabili e lunghi silenzi rimane il sapore a dividere errori a stento nascosti tra i nidi d’aprile che saziano il cielo di ruvidi sogni. |
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